mercoledì 21 febbraio 2024

Boko Haram, Mafia Nigeriana, è attualità...

Boko Haram, Mafia Nigeriana e ................

Premesso che la mafia nigeriana così definita in Italia dai nostri servizi d'intelligence, non è altro che il braccio armato dell'organizzazione terroristica jihadista sunnita di origine nigeriana, denominata Boko Haram, nata nel 2002  come gruppo salafita-jihadista estremista che nel 2015 per mezzo del loro capo Abubakar Shekau, siglo' patto di alleanza con il califfato jiadista patron dell'Isis.

Oggi la leadership de Boko Haram, è passata ad Abu Musab Al-Barnawi, il quale oltre a perfezionare la strategia di terrore nel nord della Nigeria, ha perfezionato la ricerca e fornitura bellica dei vari gruppi jihadisti sunniti e salafiti, questo grazie anche al supporto politico di gruppi nigeriani e siriani ostili alle attuali governance locali.

Come già detto in una precedente pubblicazione, l'Isis la quale lotta contro l'occidente è data da motivazioni economiche e non religiose, investendo nella povertà dei popoli del quadrante nord africano desunto da note alleanze, grazie al braccio armato de Boko Haram si è ramificato in Italia, grazie ovviamente a supporter di apparati deviati, che facendo divenire la penisola italiana un grande campo profughi, si pensi che sul territorio italiano ci sono circa 1mln di migranti di cui si son perse le tracce, hanno posto a rischio la sicurezza nazionale, perché vi chiederete, presto detto.

La ramificazione de Boko Haram o Mafia Nigeriana, ha uno scopo principe, capitalizzare i flussi di denaro derivanti da attività illecite, quali traffico internazionale di armi, di sostanze stupefacenti, racket della prostituzione e traffico di esseri umani, questo grazie alle intese con la criminalità organizzata, la quale in tutto questo oltre agli interessi nei business di cui sopra, ha ripreso il business del traffico di rifiuti pericolosi, semmai fosse stato interrotto, business questo da nove/dodici zeri e che vede uno scambio di partite/favori,  seguendo le piste della giornalista Ilaria Alpi.

Questo è uno dei motivi perché l'Italia non è mai stata colpita per ora da atti terroristici, perché la malavita italiana supportata da gruppi di potere deviati, garantiscono che l'Italia grazie al traffico di esseri umani sia un grande campo di accoglienza,  pertanto è un territorio prezioso al momento, perché è un grande laboratorio ove perfezionare il core business della macchina del terrore per attaccare l'economia dell'Europa, quella stessa Europa che conosce quasi sicuramente almeno a grandi linee l'obiettivo dell' Isis ed è per questo che cerca di isolare il problema immigrazione nel territorio italiano, come fonti d'intelligence documentano, ponendo in essere azioni volte a limitare il potere di sovranità del governo italico asservendolo sempre più all'Europa cosi da consentire a quest'ultima l'adozione di contromisure per difendere i propri interessi dagli attacchi economici con la strategia del terrore, a discapito del popolo italiano, cosa che l'Inghilterra ha capito in tempi non sospetti avviando poi il processo lungimirante di uscita dall'Europa.

Or bene, queste analisi investigative, dai ns "servizi" non sono considerate adeguatamente, ancora oggi, cio' è molto pericoloso per la sicurezza nazionale, in quanto se continuiamo a sottovalutare il fenomeno, ci troveremo ben presto con un grande problema istituzionale, perché per aggredire l'economia del vecchio continente, devono impossessarsi del sistema istituzionale italiano, così da rendere lo stesso un cavallo di troia in Europa.

Quindi in conclusione l'analisi di una lunga serie di fatti e circostanze, lascia trasparire la presenza di un manager o più registi occulti, dietro questa strategia per la conquista del potere economico del vecchio continente in favore di una cerchia di pochi eletti, che grazie al braccio armato dei popoli più affamati del mondo, vogliono conquistare il mondo.

Ecco perché non si è mai dato corso alle politiche di sviluppo in questi paesi, oggi fabbricanti di terrore, perché servivano come manovalanza ai gruppi di potere su richiamati.

Ed ecco anche perché chiunque nel mondo istituzionale e non solo riteneva che la migliore forma di accoglienza era ed è nelle loro terre, è stato emarginato, come anche chiunque abbia avuto l'ardire di investigare sui traffici dei rifiuti pericolosi e tossici, verso quel continente, non solo riferendosi alle inchieste della giornalista Ilaria Alpi, ma anche a quelle di più recente memoria come i rifiuti prodotti dagli scavi del Terzo Valico.

Sii quel Terzo Valico, ove tonnellate di rifiuti, sono finite oggetto di esame in numerose inchieste nonché business di imprenditori senza scrupoli con la copertura di apparati deviati, ove migliaia di persone sono state esposte ai rischi derivanti da tali rifiuti, il quale scotto lo pagheranno sulla propria pelle tra qualche decennio gli esposti, ma il resto della popolazione oltre il decennio per gli enormi costi sociali che tali condotte criminali portano con sé.

Il potere economico è l'unico interesse della famigerata macchina del terrore, dobbiamo investire in sicurezza e prevenzione, come nel Cyber Space, ove gli imprenditori del terrore investono parte dei capitali per aggredire i mercati finanziari.

Questa è una guerra mondiale 10.0, la peggiore di tutte le guerre, perché è fatta di strategie di alto livello che non ti attaccano fisicamente ma dall'interno, senza armi, con intelligenza, l'arma di distruzione più potente al mondo.

                    

Security Expert, 

Intelligence Analyst & Terrorism Expert

sabato 3 dicembre 2022

Terrorismo e ...........

Qatar, Mondiali e Terrorismo. 

Lanciano minacce anche all'Italia e annunciano nuovi attacchi anti-occidentali, gli integralisti islamici. 

Lo Stato Islamico ha esordito subito esortando, su canali social pro-califfato, i propri seguaci ad attaccare il Paese del Golfo durante la manifestazione sportiva, con operazioni che potrebbero ricalcare il modus operandi seguito dalla maggior parte delle operazioni dello Stato islamico degli ultimi anni: attentati ispirati online ma materialmente eseguiti da individui anche senza connessioni personali con i leader e i quadri dell’organizzazione che fu di Abu Bakr al-Baghdadi. 

Anche al-Qaeda non ha fatto attendere proprie dichiarazioni, di carattere più vago e meno diretto, ricalcando la strategia più paziente, e di basso profilo, del gruppo. 

La propaganda di al-Qaeda si è scagliata contro il Paese organizzatore per aver accolto Paesi considerati dall’organizzazione come nemici della religione islamica e per aver portato corruzione nella penisola che fu del profeta Maometto.

Eppure, il Qatar è considerato da molte agenzie di intelligence occidentali come uno dei principali finanziatori statali del terrorismo internazionale.

Istituti bancari ed enti di beneficenza islamici del Paese sono ritenuti collegati a diversi gruppi terroristici affiliati di al-Qaeda come al-Shabaab e al-Qaeda nella Penisola Arabica, oltre a diversi gruppi islamisti coinvolti nella guerra civile siriana (tra cui anche l’ex Fronte al-Nusra, che nacque come branca siriana proprio di al-Qaeda).

Altresì è utile ricordare che il piccolo Paese arabo consente il rifugio a diverse personalità legate al terrorismo tra cui alcuni sanzionati dalle Nazioni Unite e inseguiti da mandato d’arresto internazionale dell’Interpol. 

Due esponenti di spicco di Hamas come Khaled Meshaal e Esmail Aniyeh, che continuano a propugnare lo scontro armato contro Israele, sono domiciliati nella capitale qatarina. Hamas e il Movimento per il Jihad Islamico in Palestina, anch’esso con legami con l’establishment del Qatar, hanno in questi giorni elogiato gli attentati avvenuti lo scorso mercoledì a Gerusalemme, che hanno portato alla morte di due civili. 

Ciò ha poi causato critiche anche per la decisione del governo del Qatar di ospitare il predicatore islamico indiano Zakir Naik durante la manifestazione sportiva. 

Naik è noto per i suoi sermoni televisivi, considerati da alcuni Paesi (fra cui anche il Regno Unito, dove sono vietati) di vero incitamento all’azione. 

Le autorità antiterrorismo indiane hanno legato il nome di Naik anche all’attentato di Dhaka del 2016, dove un gruppo di terroristi affiliati allo Stato Islamico uccise ventiquattro civili nella capitale del Bangladesh, fra cui anche nove italiani.

Mentre anche singoli individui con residenza in Qatar sono sospettati di aver svolto un’attività di finanziamento, sia per lo schieramento qaedista sia per lo Stato islamico. 

Altre forme di finanziamento derivano anche dal pagamento dei riscatti dai rapimenti organizzati da gruppi legati al terrorismo jihadista. 

Il Qatar è infatti un importante broker, capace di usare la propria influenza per ottenere la liberazione di ostaggi, anche se a costo di milioni di dollari, che in passato sono finiti nelle casse di gruppi legati ai principali schieramenti della galassia jihadista, come già accennato in precedenti informative, proprio a firma del sottoscritto.

In un comunicato diffuso attraverso un sito filo-islamico su Internet, la "ala militare" del sedicente Esercito di "Jund al-Sham", gruppo radicale finora sconosciuto, avverte "i sostenitori del demonio, l'America, la Gran Bretagna e l'Italia, e tutti coloro che hanno profanato le terre dell'Islam", e li avverte di "essere pronti alla grande sorpresa" giacchè, è l'ulteriore monito, "l'operazione in Qatar" sarà "l'inizio". 

Come già per la nota di rivendicazione, che era contrassegnata sinistramente dalla dicitura "numero uno" e in cui si preannunciava un successivo e più circostanziato messaggio, l'autenticità del comunicato minatorio odierno non ha finora potuto trovare conferme o riscontri indipendenti, al momento, ma fonti d'intelligence sostengono la veridicità, quindi, teniamo alta l'allerta sul tema del terrorismo islamico, invitando il governo Italiano, a non abbassare la guardia, reclutando anche ulteriori esperti sul tema, se necessario, probabilmente siamo su di una bomba ad orologeria. 

2022.11.28.Rome.IT

EP 
Information Warfare, Security and Defense
International Risk & S.E.
Terrorism Expert
Intelligence Analyst

sabato 25 aprile 2020

Analisi: Isis e il Soldato Covid19


Jihad, Isis e il Soldato Covid19 

Già a febbraio, alcune fonti avevano definito il Covid-19 come un prodotto della volontà divina. 

Questa volta però l'attenzione dell'articolo di una copertina di un media online la quale si sofferma sulla geografia della pandemia, alla ricerca di conferme che «il flagello di Dio» sta colpendo «i paesi degli infedeli e degli apostati».

Per l'Isis il coronavirus è un flagello di Dio che colpisce soprattutto i paesi degli «infedeli e degli apostati»: i media dello 'Stato islamicò tornano a dare molta attenzione al fenomeno del coronavirus; e, dal momento che neanche l'Isis è al sicuro dalla pandemia, forniscono analisi e istruzioni di comportamento.

Nell'ultimo numero della rivista online an Naba (l'Allarme), l'Isis ricorda ai lettori sparsi in giro per il mondo che il coronavirus è stato mandato da Dio. 

L'Isis ricordava che il coronavirus aveva colpito la Cina il cui governo è descritto come repressivo nei confronti della comunità musulmana della regione dello Xinjang. 

Ma in un contesto in cui il Covid-19 è diventato una minaccia globale, lo 'Stato islamicò non si sente più al riparo.

Nell'ultimo numero, la rivista telematica invita i fedeli musulmani che non sono stati contagiati dal virus a «non entrare nelle zone infettate».

Invita poi coloro che sono stati contagiati a «non uscire dalle zone colpite» dalla pandemia. 

Stando ai dati ufficiali, numerosi paesi con significative presenze di fedeli musulmani sunniti (come l'Afghanistan, l'Egitto, l'Algeria, l'Iraq, l'India, le Filippine e l'Indonesia) sono stati colpiti in maniera relativamente minore rispetto all'Europa, alla Cina, all'Iran e al Nordamerica.

Quindi da una parte l'Isis teme il coronavirus, dall'altra lo descrive come un'inaspettata opportunità per colpire meglio i paesi del 'Dar al Harb', quei 'Territori della guerrà dove il jihad è condotto contro gli infedeli. 

I governi colpiti dal Covid-19 sono ora in difficoltà, «in stato di paralisi», su tutti i fronti, afferma an Naba: dall'economia alla politica, dalla sicurezza alla difesa militare. 

«L'ultima cosa che adesso (questi governi) vogliono è che i combattenti per il jihad preparino azioni simili a quelle già compiute a Parigi, Londra, Bruxelles». 

Il 4 aprile, i servizi segreti afghani hanno annunciato di aver catturato 20 jihadisti tra i quali Abdullah Orakzai, alias Aslam Farooqi, il leader dello Stato islamico Khorasan (ISKP) – franchise afghano dell’omologo nato in Iraq e poi in Siria – responsabile degli attacchi che, lo scorso 25 marzo, hanno provocato oltre 50 vittime tra le comunità sikh e sciite di Kabul

Due fatti rilevanti che definiscono l’attuale situazione in Afghanistan, dove gli accordi tra Stati Uniti e talebani hanno aperto alla possibilità di un disimpegno significativo delle truppe statunitensi dalla guerra più lunga mai combattuta da Washington.

L’accordo, firmato a Doha lo scorso 29 febbraio, prevede la riduzione militare statunitense, da 12.500 a 8600 uomini (e di conseguenza della NATO) entro 135 giorni, e il ritiro completo entro 14 mesi; i talebani si sono invece impegnati a non ospitare in Afghanistan organizzazioni terroristiche e a ridurre la violenza.

Ora al di là dei risultati che potranno concretizzarsi, l’accordo è un evento storico per due ragioni: la prima è il riconoscimento formale dei talebani come legittimi interlocutori; la seconda è l’avvio del disimpegno militare statunitense, almeno quello delle truppe convenzionali.

Il negoziato prevede come primo passo la liberazione di circa 5.000 prigionieri talebani in mano al governo di Kabul; in cambio, i talebani rilascerebbero 1.000 prigionieri: di fatto un’imposizione al governo afghano, non preventivamente consultato, che ha aperto a una serie di resistenze che hanno già posticipato gli incontri intermedi che avrebbero dovuto portare al tavolo delle trattative i due attori.

Il governo afghano potrebbe sfruttare la necessità di alleggerire il peso di un sistema carcerario pesantemente colpito dalla diffusione del virus rispondendo in tempi brevi alla premessa dell’accordo con i talebani, che prevede appunto il rilascio dei 5.000 prigionieri, numero che potrebbe essere compreso nel totale dei 10.000 detenuti (principalmente donne, minori e malati) che Kabul ha annunciato di volere rimettere in libertà a causa della pandemia. 

Le resistenze politiche che si sono sollevate da più parti potrebbero qui trovare la soluzione che toglierebbe l’imbarazzo del rilascio dei talebani.

Un’opzione questa, che potrebbe influire favorevolmente su un accordo molto difficile in cui i seguaci del movimento che fu del mullah Muhammad Omar si stanno imponendo da una posizione di forza e con l’accusa, rivolta al governo guidato da Ashraf Ghani, di voler minare il percorso negoziale. 

Ciò che in realtà i talebani stanno cercando di imporre è una posizione sempre più subordinata dello stato afghano, equiparato, in termini di importanza e legittimità, a tutte le altre componenti afghane: dalla società civile ai gruppi di potere informali, all’opposizione parlamentare. 

Dunque al governo afghano i talebani intendono riservare un ruolo al pari di tutti gli altri soggetti, privandolo di quella legittimità che a livello internazionale e diplomatico gli è invece riconosciuta, quindi un arma a doppio taglio che dovrebbe far mantenere costante l'allerta. 

Il Governo afghano, per quanto militarmente equipaggiato, si troverà da solo a fronteggiare i talebani, in un possibile scenario da guerra civile dove si contrapporranno le componenti disposte alla condivisione del potere con i talebani (in prevalenza pashtun) e quelle che si opporranno a qualunque compromesso, in particolare le componenti tagike, uzbeche a hazara.

A tutto ciò è necessario ricordare come anzidetto, che la Jihad esultando al soldato di Dio, visto nel coronavirus, come alcune fonti ci confermano, stia invitando i fratelli musulmani a serrare i ranghi ed a tenersi pronti per colpire gli infedeli, sfruttando le difficoltà logistiche dell'Italia e la loro continua disponibilità nei porti sul mediterraneo, diventando una sorta di porta santa, partendo da qui avanzando poi verso il resto del vecchio continente. 

Su alcune testate giorni fa è stato pubblicato un documento in tal senso, visto i contenuti ed un passaggio particolare riferito all'antrace, come primo strumento, sarebbe auspicabile che il Governo Italiano si attivi immediatamente, chiudendo i porti, vietando l'attracco di navi ONG, aumentando i controlli antiterrorismo negli obiettivi sensibili tutti, mettendo in stato di massima allerta l'intero comparto sicurezza pubblica e privata secondo il protocollo internazionale Homeland Security, non per l'Europa ma per la sicurezza nazionale italiana, che allo stato attuale non può permettersi di essere colpita anche su questo fronte. 

Fonte: https://varesepress.info/europa-mondo/covid-19-soldato-di-dio.html

EP
Security Specialist S.M.
Security Consultant H.S.
International Risk & S.E.
Terrorism Expert
Intelligence Analyst
CTU & CTP
Member of the Security Committee M.I
Expert Labor Law Expert - Scholar and Legal Researcher

   

venerdì 31 gennaio 2020

Coronavirus e la Sicurezza Nazionale !

In Italia, è scattata l'emergenza sanitaria nazionale sul Coronavirus,  virus che la comunità mondiale cerca di ridurre ad una pandemia "naturale". 
Or bene, allora crediamo sia opportuno fare il punto in modo analitico. 
Il Wuhan National Biosafety Laboratory, la struttura in "questione", nata in collaborazione con la Francia, nel 2003, anno in cui scoppiò l’epidemia di Sars, è ospitata presso l’Accademia cinese delle scienze ed è stata pensata per aiutare scienziati e ricercatori cinesi a “prepararsi a rispondere a futuri focolai di malattie infettive”, secondo un rapporto del 2019, pubblicato dai Centri statunitensi per Controllo e prevenzione delle malattie (CDC). 
Difatti nel centro scientifico di Wuhan, designato al livello di biosicurezza 4 (BSL-4),  il massimo grado al mondo di bio-contenimento, sono studiati gli agenti patogeni più pericolosi al mondo. 
I laboratori BSL-4 lavorano a contatto con Ebola, Nipah e la Crimea Congo, tutte malattie altamente trasmissibili e molto spesso fatali. 
I funzionari sanitari cinesi hanno classificato il nuovo coronavirus come una malattia infettiva di classe B, collocandola nella stessa categoria della Sars  e dell’Hiv.
Un  tale laboratorio deve essere tenuto in un edificio separato o in un’ala diversa e deve essere dotato di sistemi di filatrazione dell’aria e decontaminazione. Gli scienziati che operano in quei luoghi devono indossare tute pressurizzate per isolarsi dall’ambiente circostante, cambiare i loro vestiti quando entrano nella struttura, fare la doccia all’uscita e decontaminare tutti i materiali utilizzati durante la sperimentazione, secondo i CDC.
Secondo le nostre analisi, come anche la ricostruzione fornita dalla rivista di geopolitica Great Game India, il letale patogeno cinese sarebbe stato trafugato da scienziati cinesi in un laboratorio del Canada, l’LMN, il Laboratorio di Microbiologia Nazionale del Winnipeg, per poi essere spedito proprio al laboratorio di virologia di Wuhan, la città da dove è scaturita l’epidemia.
L’inquietante ipotesi darebbe una luce completamente diversa al caso dell’epidemia di Wuhan, ma per comprendere meglio cos’è accaduto occorre fare un passo indietro. 
Dany Shoham, esperto di guerre chimiche e batteriologiche dell’università Bar-Ilan, non ha esitato a definire le attività cinesi “altamente sospette per le loro ricerche su come utilizzare questi virus come armi batteriologiche.”
La stessa preoccupazione è stata manifestata da James Giordano, professore di neurologia all’università di Georgetown e anche lui esperto nel settore della guerra batteriologica, biologica e non convenzionale, per il commando per le operazioni speciali degli Stati Uniti.
Pertanto, vista la necessità di approfondire l'argomento, abbiamo scoperto che i permessi di ingresso al laboratorio canadese della dottoressa Xiangguo Qiu, di suo marito e degli altri membri del suo gruppo di ricerca, tutti ricercatori cinesi, vengono revocati e tutti gli scienziati vengono portati fuori dall’edificio.
Cosa è accaduto? 
Secondo la ricostruzione post nostre attività di "Intelligence", il gruppo sarebbe stato allontanato dall’LMN per le loro attività di spionaggio batteriologico.
Quindi la virologa cinese non sarebbe stata una semplice scienziata interessata agli studi sul coronavirus, ma qualcosa di peggio.
La dottoressa sarebbe stata o è, secondo le nostre fonti, un’agente del governo cinese con il compito di trasferire in Cina i campioni dei virus che stava studiando, i quali a loro volta avrebbero dovuto essere studiati per un loro potenziale utilizzo come armi chimiche.
Una nuova micidiale arma batteriologica o non convenzionale, potrebbe essere stata rilasciata da un laboratorio militare cinese, ma c’è già, chi pensa che sia stata più di una banale "svista"!!! 
In conclusione, visto questi riscontri, come è possibile che il Governo Italiano abbia sottovalutato, tali informazioni, come può aver consentito la libera circolazione di uomini e donne provenienti da quei quadranti, intesi come centro di sviluppo e contagio, come può non aver bloccato le frontiere via aerea, via mare e via terra, come può non aver allertato le Unità di Intervento preposte, come può non aver attivato i protocolli di sicurezza internazionale per le armi batteriologiche e non convenzionali, previsti nel protocollo Homeland Security, come può non aver allertato le Forze Armate avviando tutto quanto necessario per la Sicurezza Nazionale, come può aver solo questa notte decretato lo Stato di Emergenza Sanitaria Nazionale?
La Sicurezza della Repubblica Italiana come si realizza? 
Crea un emergenza e specula, questo è il segreto! 
Un paese in emergenza, è un sistema debole, un sistema debole è facilmente attaccabile, un sistema facilmente attaccabile è un sistema economico appetibile e di facile conquista. 
Quindi destabilizzare per conquistare, arricchirsi, questa è la terza guerra mondiale (?), senza armi da fuoco. 

#MilitarStrategy #BusinessStrategy #War 


EP
Security Specialist S.M.
Security Consultant H.S.
International Risk & S.E.
Terrorism Expert
CTU & CTP
Member of the Security Committee M.I
Expert Labor Law Expert - Scholar and Legal Researcher
 

domenica 7 ottobre 2018

Terrorismo e Attualità


Oggi siamo/sono a riproporre un lavoro di fine 2017 inizi 2018, questo perché ritengo, post analisi di altri eventi e di altri elementi, necessario rendere quanto di seguito esplicato il più noto possibile, essendo ancora di attualità. 

"L’arresto di un terrorista islamico proveniente dal Gambia (tempo fa) e ben nascosto tra i migranti, una minaccia seria e incombente, se da un lato dimostra che le forze dell’ordine italiane sono vigili anche su quel versante, nonostante tutto, dall’altro dimostra come la teoria che i terroristi islamici arrivano con i flussi migratori non è completamente campata in aria. 
Il rischio c’è eccome, al pari della radicalizzazione. 

Senza voler fare di un caso isolato un “casus belli”, la storia del richiedente asilo proveniente dal Gambia (che poi ci dovrebbero spiegare come possa uno proveniente dal Gambia, dove non ci sono guerre, chiedere asilo) è lo specchio di tutti i timori espressi in precedenza.

Il gambese non è partito dall’Africa con l’intenzione di trovare una vita migliore in Italia e magari è stato reclutato strada facendo, no, lui è partito con un piano preciso in testa che era quello di compiere un attentato in Italia e, come da lui stesso ammesso, commettere una strage. 

Non si tratta quindi di un piano estemporaneo o studiato all’ultimo minuto, al contrario, si tratta di un piano premeditato e studiato a lungo che ha potuto beneficiare di congrui finanziamenti e probabilmente di una rete attiva lungo l’asse Africa Occidentale – Libia, quella stessa rete denunciata in passato e che può beneficiare di enormi finanziamenti provenienti dai Paesi arabi del Golfo e dalla Turchia.

E per i motivi di cui sopra non si può parlare nemmeno di “cane sciolto”. 

Qui siamo di fronte al primo caso provato di un terrorista islamico che usa scientemente e in maniera organizzata i flussi migratori per introdursi in Italia con il solo obiettivo di compiere attentati, questo è ciò che dobbiamo evitare per il futuro, dobbiamo scongiurare il ripetersi di tali eventi.

Attenzione quindi a sottovalutare l’episodio e a ridurlo a un caso isolato. "

In Italia c'era e c'è la tendenza, anche per ragioni politiche, a minimizzare il problema del terrorismo islamico che usa i flussi migratori come mezzo per infiltrarsi in occidente. 

Fino ad oggi chiunque si azzardasse ad evidenziare questa possibilità veniva tacciato subito di razzismo e messo alla berlina. 

Invece il problema c’è, c’è sempre stato, tanto che ci chiediamo quanti gambesi o di altra Nazionalità ci siano già in Italia o quanti siano passati per l’Italia per poi recarsi in altri Paesi europei.

Ripetiamo che non c è intenzione a fare di ogni erba un fascio, tanto meno c'è intenzione a criminalizzare tutti gli immigrati, ma il caso del gambese, come di altri, deve far riflettere se non altro per aver evidenziato la facilità con la quale un terrorista islamico può entrare in Italia con la copertura della richiesta di asilo politico, senza dimenticare, lo ripeto sino alla nausea, il fenomeno della radicalizzazione, una bomba ad orologeria se non rafforzeremo l'intelligence, le FF.OO., le FF. AA. e la Sicurezza Sussidiaria, quadrilatero indispensabile al sistema Homeland Security, per la nostra Nazione ci saranno senz'altro problemi per il futuro. 

Che poi il problema vada risolto all’origine e soprattutto a sud della Libia è un discorso che abbiamo già affrontato, come recitava illo tempore uno dei Statisti Italiani negli anni '90, messo alla gogna e poi costretto all'esilio, ma santo cielo smettiamola di evitare di affrontare un problema reale per paura di essere tacciati di razzismo.

In conclusione credo come esperto di settore, che il governo italiano, almeno, debba prendere sempre più coscienza del fenomeno e predisonga urgenti contromisure. @CC-RTI 28_12_17 #13_01_18 

EP

Security Expert - Terrorism Expert - CC-RTI 

lunedì 23 aprile 2018

Cyber Risk e Security - Antiterrorismo - Sicurezza Privata

Ad oggi nel sistema Italia, o meglio nel sistema della sicurezza privata e nello specifico in riferimento al core business delle imprese del settore, si nota una scarsa vision imprenditoriale rivolta all'offerta di servizi / protocolli di intelligence e protezione dei dati e del traffico nel cyber space.
L'evoluzione della tecnologia e l'evoluzione del crimine  sono quei parametri di cui si dovrebbe tener conto soprattutto per restare competitivi in un settore in continua evoluzione, perché se non si colgono questi segnali la crisi economica che attanaglia ormai da anni il comparto della vigilanza privata è di difficile superamento.
Altresì è necessario analizzare che il sistema economico è vulnerabile anche sotto il profilo del terrorismo, la cui attenzione da parte dei "terroristi"si sta sempre più rivolgendo al cyber space al fine destabilizzare l'economia nel vecchio continente, così da rendere più efficace e facile l'azione terroristica, perché nel caos è sempre più facile agire per portare a termine i progetti di conquista e vendetta.
Quindi le imprese di settore oltre alla riqualificazione delle risorse umane, in particolare riguardo all'adeguamento giuridico, avrebbero il dovere di tutelare le proprie attività ed i relativi livelli occupazionali, ampliando la propria visione imprenditoriale guardando oltre gli orizzonti, cogliendo ciò che il mercato oggi offre esclusivamente per garantire la sicurezza dello stesso, nonché contribuire alla sicurezza nazionale.

EP
Security Expert, Intelligence Analyst and Terrorism Expert I. R.
Membro Collegio Sicurezza M.I.


lunedì 16 aprile 2018

Siria e..................!!!

Premesso che quanto sta accadendo in Siria oggi, o meglio, quanto sta subendo la Siria rischia di essere un altro fallimento di operazioni militari come furono quelle che portarono alla destituzione dei regimi di Gheddafi e Saddam Hussein. 

Questo perché in quei quadranti pensare di entrare e gestire la situazione post attacchi è quanto di peggio possa fare uno stratega militare, perché in primo luogo, eliminare le leadership locali consente una incontrollata ed improvvisa ramificazione dei bracci operativi della Multinazionale del Terrore, soprattutto verso i Balcani ove vi si trova terreno fertile per reclutare jihadisti ed ove insistono i maggiori canali di accesso nel vecchio continente, come con il traffico di esplosivi ed armi, esempio l'intercettazione pochi giorni fa di un significativo carico di tritolo al confine italiano. 

Purtroppo il contrasto al terrorismo è una guerra che si combatte in primo luogo con i servizi di intelligence e poi con le barriere nel cyber space, dimostrazione che la Russia come primo atto userà questo campo di battaglia, stesso campo dove si sta addestrando la Multinazionale del Terrore, questo perché la guerra targata Isis contro l'occidente oppure Nato contro la Siria, sono motivate da interessi economici e non da altri scopi. 

Questo purtroppo apre scenari mondiali ancora più pericolosi e che dovrebbero essere degni di attenzione da parte degli altri paesi del vecchio continente, perché così facendo si rischia una terza guerra mondiale. 

Nella tutela degli interessi internazionali trovano priorità gli interessi economici nazionali, quindi ognuno deve fare la propria parte per proteggere l'economia del proprio territorio, investendo in prevenzione e sicurezza a 360 gradi, perché la sicurezza nazionale in primo luogo non può avere limiti di spesa, in quanto ciò pone in essere le condizioni di sicurezza internazionale. 

EP
Security Expert, Intelligence Analyst and Terrorism Expert